05 Luglio 2022

Gli italiani stanno bene, il personale sanitario… un po' meno

Di NS
Gli italiani stanno bene, il personale sanitario… un po' meno
Longevità e una salute migliore della popolazione: bilancio di 30 anni di vita delle aziende sanitarie. Fiaso però chiede 40mila nuove unità di personale. Speranza: "Ora il salto di qualità"

di NS

In 30 anni è cresciuta di quasi quattro anni l'aspettativa di vita in Italia, raggiungendo gli 83,6 anni, tra le più alte al mondo. Inoltre è dimezzato il tasso di mortalità neonatale e sono migliorati tutti i principali indicatori relativi alle performance dell'assistenza ospedaliera. E' il risultato che le aziende sanitarie e ospedaliere hanno conseguito dal 1992 al 2022, da quando cioè la legge 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, ndr) ha modificato l'assetto del Servizio sanitario nazionale introducendo le aziende sanitarie e la figura del direttore generale.

Ma i manager della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), nel corso dell'evento organizzato oggi al ministero della Salute, hanno anche lanciato un grido dall'allarme, l'ennesimo: a fronte dei significativi miglioramenti registrati, infatti, a partire dal 2010, il personale ha subito un forte decremento, pari al 5,6%, e ha una carenza attuale di 40mila unità. Riscontrando un'apertura dal ministro della Salute Roberto Speranza, per il quale "oggi il nostro Ssn conta su 124 miliardi di Fondo sanitario, ma non basta".

Ma anche altri dati, tra quelli presentati dalla Fiaso, dipingono un quadro in chiaroscuro: la spesa sanitaria pro-capite totale, dal 2000 al 2019, è cresciuta dell'80%, raggiungendo i 3.653 euro. Una cifra, però, molto più bassa e distante da quelle europee: in Germania si spendono 6.518 euro pro capite. In Italia la spesa sanitaria ammonta al 13,2% della spesa pubblica complessiva contro il 20% della Germania o il 19% del Regno Unito. E dal 2010, mentre è cresciuta la spesa per beni e servizi del 3,7%, capitolo su cui punta il Pnrr, è rimasta uguale quella sul personale.

I tagli al personale, poi, "non sono che una conseguenza dei provvedimenti previsti dalla legge di Bilancio 2010, che ha introdotto un tetto alla spesa per il personale pubblico, che unito al blocco del turn over e ai provvedimenti collegati alla gestione dei piani di rientro, ha condotto alla situazione di debolezza evidenziata nel corso della emergenza pandemica: oltre 5mila medici in meno, quasi 11mila infermieri in meno, più di 23mila altri operatori sanitari in meno. In totale -40mila unità", denuncia la Fiaso. "A questo si aggiunge l'incremento dell'età media del personale, per cui più della metà dei medici del Ssn ha oggi più di 55 anni, la percentuale più elevata d'Europa, superiore di oltre 16 punti alla media Ocse".

Un'altra debolezza del sistema, secondo l'analisi delle aziende sanitarie e ospedaliere, riguarda il grado di professionalizzazione dei manager attuali: secondo le ultime rilevazioni infatti, quasi il 90% degli oltre 200 manager impegnati al momento in aziende territoriali, ospedaliere, Irccs e Policlinici ha svolto il proprio incarico in una sola regione e solo il 14% ha una esperienza decennale nel ruolo.

Nota dolente è anche la questione di genere, perchè secondo le ultime rilevazioni Fiaso 2022, il 22% dei ruoli di direzione generale è rivestito da donne, ancora poco sebbene vi sia un incremento del 3,8% rispetto all'anno precedente e un trend positivo costante nell'arco degli ultimi anni, che ha consentito di passare dal 14,4% del 2018 al dato attuale.

Le buone notizie vengono invece dallo stato di salute degli italiani, che godono di una aspettativa di vita tra le più elevate in Europa e al mondo. Dai 79,9 anni del 2000 l'aspettativa è salita agli 83,6 del 2019 più alta di Germania, Francia, Regno Unito, Svezia e seconda in Europa solo alla Spagna con 83,9 anni. Anche la mortalità neonatale è scesa da 3,5 per mille del 2000 a 1,9 del 2019, tra le più basse in Europa.

Il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore, però non molla la presa e spiega che se "l'aziendalizzazione e il management hanno assicurato ottimi risultati, sia per i livelli di salute raggiunti dal Paese in trent'anni, sia sul piano economico" e se "gli ultimi due anni di pandemia hanno dimostrato come la figura del direttore generale, in grado di elaborare modelli di gestione flessibili e di rispondere con tempestività alle emergenze, sia cruciale nell'assetto del servizio sanitario", è altrettanto "innegabile che da dieci anni non è cresciuto affatto l'investimento per il personale: mancano 40mila professionisti".

Nel corso dell'emergenza in particolare "abbiamo reclutato precari che ora, grazie alla legge sulle stabilizzazioni, possono essere assunti: già 10 Regioni su 20 hanno stipulato accordi con le organizzazioni sindacali per procedere con i contratti a tempo indeterminato. Ma, per colmare il divario decennale, occorre anche abbandonare la logica dei tetti di spesa e incrementare il finanziamento destinato alle assunzioni di nuovi professionisti".

Speranza, dal canto suo, ha ricordato che "oggi il nostro Ssn conta su 124 miliardi di fondo sanitario acquisito in tre leggi di Bilancio, ma bisogna lavorare per far crescere risorse strutturali ordinarie. Investire sulla sanità non è spesa pubblica, ma è il più grande investimento sulla qualità di salute delle persone. E' questo il momento di provare davvero a fare il salto".

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