26 Maggio 2023

L'Italia è tra i Paesi Ue a bassa mortalità

L'Istat indaga le cause di morte nella Penisola nel 2020: le principali sono rimaste le malattie del sistema circolatorio (227.350 decessi) e i tumori (177.858). I morti per Covid-19 sono stati 78.673, il 10,5% di quelli totali

Di NS

Nel 2020 in Italia ci sono stati 746.324 decessi, che rapportati alla popolazione rappresentano 125 decessi ogni 10mila abitanti (tasso grezzo di mortalità). Questo valore è uno dei più elevati in Europa dove è stato registrato un tasso medio (EU27) di 115,8 decessi per 10mila. Se tuttavia si standardizzano i tassi tenendo conto della distribuzione per età della popolazione, che nel nostro Paese è particolarmente anziana, si osserva che anche nel 2020 l'Italia si colloca tra i Paesi a bassa mortalità nel contesto dell'Unione con 95,3 decessi per 10mila abitanti, a fronte di una media EU27 di 106,1. E' quanto emerge dal report dell'Istat "Le cause di morte in Italia nel 2020".

Più avvantaggiati dell'Italia sono la Norvegia (con il tasso più basso, 82,8 decessi per 10mila), la Francia (86,3), la Spagna (91,9), la Svezia (93,4), mentre presentano livelli di mortalità superiori la Danimarca (97,0), la Germania (102,0), i Paesi Bassi (102,1) e il Belgio (105,1). Al di sopra della media EU27 si collocano alcuni Paesi dell'Europa orientale: la Polonia (139,3), l'Ungheria (151,3), la Romania (162,2) e la Bulgaria (178,7).

Per quanto riguarda invece i tassi standardizzati di mortalità per Covid-19, che vanno dagli 0,9 decessi per 10mila in Norvegia ai 18,1 in Belgio, il nostro Paese presenta nel 2020 un tasso di mortalità per Covid-19 di 10,1 decessi per 10mila, un valore al di sopra della media EU27 (8,9) e vicino a quello di Paesi come l'Ungheria (9,6), la Svizzera (10,6) e la Croazia (10,7). In generale, i Paesi con minore mortalità per Covid-19 sono quelli del Nord Europa, come Norvegia, Finlandia, Islanda e Danimarca, con valori inferiori a 2 decessi per 10mila mentre si osservano valori più elevati in Belgio, Spagna, Paesi Bassi e Polonia con oltre 12 decessi per 10mila. "Queste differenze - precisa Istat - oltre a riflettere la diffusione reale dell'epidemia nei vari Paesi, possono essere legate alla diversa capacità di diagnosticare la malattia e di stimare il fenomeno, soprattutto all'inizio della pandemia.

 

Il Covid responsabile del 73% dell'incremento assoluto dei decessi
Come detto, nel 2020 in Italia i decessi complessivi sono stati 746.324, 108.496 casi in più rispetto alla media del periodo 2015-19 (+14,7%), con un tasso standardizzato per età pari a 95,3 decessi ogni 10.000 abitanti, superiore del 12% alla media del quinquennio precedente (85,3).
I morti per Covid-19 sono stati 78.673 (il 56% maschi) e il cornavirus è stato responsabile del 73% dell'incremento assoluto dei decessi. Le morti per Covid-19 hanno rappresentato il 10,5% delle morti complessivamente osservate nell'anno, leggermente superiore nei maschi (12,2% sul totale) rispetto alle femmine (9%).

 

Malattie circolatorie e tumori prime cause di morte
Il rapporto conferma tuttavia che le principali cause di morte sono rimaste le malattie del sistema circolatorio (227.350 decessi) e i tumori (177.858). Il numero dei decessi per il gruppo delle malattie del sistema circolatorio è rimasto pressoché invariato (-117 casi) mentre per i tumori si è avuta una diminuzione (-1.755 casi).

Con riferimento alle altre cause di mortalità più frequenti nella popolazione, nel 2020 si è assistito a una crescita importante dei decessi per malattie del sistema respiratorio, il cui numero complessivo è risultato pari a 57.113, con un incremento di 6.345 morti rispetto alla media 2015-19. Anche il numero dei decessi per demenza e malattia di Alzheimer (37.768) è risultato in crescita (3.993 decessi in più), così come il numero dei morti per diabete mellito (25.739, 3.902 decessi in più). L'incremento nei decessi per il complesso delle restanti cause di morte rispetto al quinquennio precedente (che rappresentano circa il 19% del totale dei decessi nell'anno) è di 17.455 unità.
Sempre dai dati desunti dalle schede individuali per la denuncia delle cause di morte compilate dai medici, risulta anche che il tasso di mortalità per Covid-19 è stato di 10,1 ogni 10mila abitanti, inferiore solo a quello dei tumori (23,9%, -4%), ma superiore a quella rilevata per altre importanti cause di morte quali, ad esempio, le malattie ischemiche del cuore (8 per 10.000) oppure le malattie cerebrovascolari (7,1).

 

Mortalità per fasce d'età 
Sempre per quanto riguarda il Covid-19, lo studio dell'Istat evidenzia che la mortalità nel 2020 è aumentata in tutte le classi di età al di sopra dei 49 anni, in modo più accentuato per gli uomini. In entrambi i sessi, l'incremento dei decessi rispetto alla media 2015-19 è stato più forte nelle classi di età 65-74 anni (+21% tra gli uomini, +14% tra le donne) e tra gli ultra-ottantacinquenni (+23% tra gli uomini, +19% tra le donne). Nella classe di età 75-84 anni l'aumento è stato sensibilmente più elevato tra gli uomini (+18%) rispetto alle donne (+11%). Tra 50 e 64 anni si osservano incrementi più contenuti rispetto alle fasce di età anziane, sia tra gli uomini (+14%) che tra le donne (+9%).

Al di sotto dei 50 anni c'è stata, invece, una lieve riduzione dei decessi rispetto alla media del quinquennio pre-pandemico sebbene rispetto al solo 2019 il numero di decessi sia in aumento (sono 18.612 nel 2020 e 18.438 nel 2019). Tra 0 e 49 anni diminuiscono i decessi, in continuità con quanto avviene negli anni precedenti, per tumori (-10%) e per suicidio (-11%), ma soprattutto per accidenti di trasporto (-32%), in conseguenza della ridotta mobilità per le misure di contenimento della pandemia.

A fronte del calo, al di sotto dei 50 anni aumenta del 10% la mortalità delle malattie del sistema respiratorio. In questa fascia di età, inoltre, si sono avuti ben 785 decessi dovuti al Covid-19, un numero elevato, paragonabile a quello osservato in questo gruppo di età per altre cause di morte molto frequenti quali le malattie dell'apparato digerente e le malattie ischemiche del cuore.
Nella classe di età successiva, 50-64 anni, l'incremento della mortalità per malattie del sistema respiratorio sale al 23%. In questa fascia di età, inoltre, si osservano importanti incrementi nei decessi anche per diabete (+16%), malattie cerebrovascolari (+12%) e malattie del sistema nervoso (+8%). Tra le principali cause risultano in riduzione tumori (-2%) e malattie ischemiche del cuore (-4%). Il numero di decessi dovuti al Covid-19 in questa fascia di età (50-64 anni) è di 5.273, una frequenza seconda solo ai casi di tumore.

 

 

Mortalità per patologie
Tra le malattie del sistema respiratorio sono stati osservati aumenti importanti per polmoniti e influenza (+13%) e per il gruppo delle altre malattie del sistema respiratorio (+24%), quest'ultimo trainato dall'aumento dei decessi per polmonite interstiziale. L'analisi presentata dall'Istat segnala che l'incremento della mortalità dovuta a polmoniti o altre affezioni respiratorie può essere riconducibile a una sottostima di decessi dovuti al Covid-19 legata principalmente alle difficoltà diagnostiche nella prima ondata della pandemia.

Le altre patologie per le quali è stato osservato un sensibile incremento del tasso di mortalità rispetto al quinquennio precedente sono, come detto, il diabete (+12%), le malattie dell'apparato genitourinario (+11%), la demenza e la malattia di Alzheimer (+6%) e quelle incluse nel gruppo delle altre malattie del sistema circolatorio (+8%), il cui aumento è determinato in larga parte dalla crescita dei decessi per cardiopatie ipertensive.
L'aumento della mortalità per cause quali le cardiopatie ipertensive, il diabete e le malattie genitourinarie "suggerisce un ruolo indiretto del Covid-19, che potrebbe aver determinato l'accelerazione di processi morbosi già in atto o difficoltà di accesso alle strutture del Sistema Sanitario Nazionale, sovraccariche soprattutto nelle fasi acute della pandemia".
Inoltre, segnala sempre Istat, "è ipotizzabile che parte degli incrementi osservati possa essere dovuta a mancate diagnosi di Covid-19". Viceversa, per altre cause si nota una riduzione del tasso di mortalità: i tumori (-4%), le malattie ischemiche del cuore (-8%), le malattie cerebrovascolari (-5%), le malattie croniche delle basse vie respiratorie (-4%), le malattie infettive (-8%) e le cause esterne (-3%).

Tra le morti accidentali, si registrano un +14% rispetto alla media 2015-19 di quelle da cadute (4.757), un -4% dei suicidi (3.712), un +11% degli avvelenamenti accidentali (545 decessi) e un -5% degli annegamenti (302). Nel 2020 sono invece crollati gli omicidi (226) il 40% in meno sul quinquennio precedente.

 

Focus Covid-19
Più del 90% dei decessi per Covid-19 si sono verificati oltre i 65 anni di età, ma anche prima dei 65 anni si registrano più di 6mila morti (6.058 casi). Sempre dallo studio dell'Istat, risulta che il numero dei decessi per Covid-19 cresce con l'età in entrambi i sessi, anche se nei maschi la frequenza più elevata si ha a 75-84 anni.

La percentuale dei decessi per Covid-19 sul totale raggiunge il suo massimo nelle fasce di età 65-74 e 75-84 anni (12%), risultando più elevata tra i maschi (14%) rispetto alle femmine (10%). Tale percentuale si riduce nella classe di età più anziana (85 anni e oltre), specialmente nei maschi, tra i quali scende al 10%. "È opportuno notare come in questa fascia di età si osservi il maggior incremento della mortalità generale, e quindi come la minore proporzione di decessi per Covid-19 sia attribuibile a un peso maggiore della mortalità per altre cause, in soggetti caratterizzati dalla presenza di più malattie croniche frequentemente associate fra loro" precisa l'Istat, aggiungendo che il Covid-19 tra 50 e 64 anni rappresenta l'11% della mortalità totale tra i maschi e il 6% tra le femmine; sotto i 50 anni tale percentuale è pari rispettivamente al 5% e al 4%.

Nel 6% dei decessi per Covid-19 (4.758 casi su 78.673), quest'ultimo è indicato come sospetto senza l'identificazione del virus attraverso l'esecuzione di test di laboratorio. Tale percentuale era più elevata nella prima fase dell'epidemia (marzo-aprile 2020), quando i casi sospetti erano il 13%, indicando una maggiore difficoltà nell'esecuzione dei test diagnostici durante la prima fase della pandemia.

 

 

 

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