02 Ottobre 2023

NaDef: allarme spesa sanitaria. In calo fino al 6,1% del Pil nel 2026

Se non si interviene, il bilancio per la salute appare destinato a un declino inesorabile. Gimbe: “Colpo di grazia”. Ma il documento promette: “In manovra stanziamenti per il personale”

Di Ulisse Spinnato Vega

Ora vedremo se ed eventualmente da dove salteranno fuori i 3-4 miliardi di euro che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha chiesto al Mef e si è impegnato a mettere sul piatto per puntellare il Servizio sanitario nazionale. La NaDef spiega che “nell’ottica di un recupero del reddito disponibile delle famiglie, la legge di bilancio finanzierà anche il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, con una particolare attenzione al settore sanitario”. E soprattutto che la manovra “prevederà inoltre stanziamenti, per il triennio 2024-2026, da destinare al personale del sistema sanitario”.

Si tratta di mantenere quantomeno una linea di galleggiamento, visto che lo scenario tendenziale, ossia a legislazione vigente, raccontato dalle cifre della Nota di aggiornamento, è quantomeno preoccupante. La spesa sanitaria, infatti, è attesa addirittura in contrazione in termini assoluti dai 134,7 miliardi di euro del 2023 ai 132,9 dell’anno prossimo per poi risalire leggermente fino a 136,7 miliardi nel 2025 e 138,9 miliardi nel 2026. Ma con un trend inesorabile a declinare verso il 6% del Pil (6,1% nel 2026). Solo in una prospettiva molto lunga il bilancio per la salute è previsto in leggera risalita fino al 7,3% del Prodotto interno lordo nel 2060. Troppo tardi. I numeri necessitano dunque di interventi immediati per far fronte almeno all’emorragia di personale sanitario. Intanto, però, scatenano la reazione, via X, di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: “Altro che rilancio della sanità pubblica. Questo è il definitivo colpo di grazia”.  

La NaDef per il resto fa una fotografia dei provvedimenti di settore che nel 2023 hanno pesato per 1,17 miliardi sul terreno dell’indebitamento netto. Risorse quasi interamente assorbite dal fondo per l'erogazione del contributo statale per il ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici (payback sanitario), mentre dalle tabelle si evince che l’incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive e anticipo dell’indennità nei servizi di emergenza-urgenza vale appena 88 milioni di euro. Il testo spiega più in dettaglio: “Nel settore della sanità si prevede l’istituzione di un Fondo a carico del bilancio statale per l’anno 2023 per far fronte a quota parte degli oneri a carico delle aziende fornitrici di dispositivi medici a seguito del superamento del relativo tetto della spesa relativo agli anni 2015-2018”.

La Nota prosegue: “Sempre per l’anno 2023, per affrontare la carenza di personale presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e al fine di ridurre l’utilizzo delle esternalizzazioni, si stabilisce che le aziende e gli enti del Ssn possano ricorrere per il personale medico a prestazioni aggiuntive la cui tariffa oraria, in deroga alla contrattazione, può essere aumentata fino a 100 euro lordi omnicomprensivi e a prestazioni aggiuntive del personale infermieristico la cui tariffa oraria può essere aumentata fino a 50 euro lordi omnicomprensivi”. E poi aggiunge: “Per il periodo dal 1 giugno al 31 dicembre 2023 sono inoltre incrementate le risorse destinate alla corresponsione di una specifica indennità accessoria per i dipendenti del Ssn operanti nei servizi di pronto soccorso”.

Occhi puntati anche sui Ddl collegati alla manovra: uno “in materia di riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale e dell’assistenza ospedaliera”, mentre l’altro è una delega “in materia di riordino delle professioni sanitarie e degli enti vigilati dal ministero della Salute”. Resta quindi centrale il nodo delle riforme, accanto ai finanziamenti, che agita anche le Regioni. Ieri a ‘In Mezz’ora’, su Rai3, il governatore del Friuli-Venezia-Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha fatto sponda al collega emiliano Stefano Bonaccini: “Credo anch'io che sia il momento di fare delle scelte, coraggiose; non si può pensare che Parlamento, regioni e comuni facciano l'elenco della spesa, servono proposte serie e la sanità è una di queste. La mia preoccupazione è che non basterà pensare a maggiori risorse, dobbiamo avere le risorse ma anche pensare a una riorganizzazione del sistema sanitario nazionale che è ospedale-centrico mentre ormai il modello sociale è cambiato”.  


Nadef 2023

 

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