30 Settembre 2024

Psb: il governo promette più soldi alla sanità. Ma mancano le cifre

Nel Piano strutturale di bilancio Giorgetti mette nero su bianco: "Assicureremo alla spesa per la salute una crescita superiore rispetto alla spesa netta". Però non ci sono numeri di dettaglio. E ora si attende la manovra

Di U.S.V.

La promessa c’è, nero su bianco, ma è ancora generica. E dunque senza numeri precisi a sostanziarla. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, spiega nella premessa del Piano strutturale di bilancio (Psb) che il “governo si impegna a salvaguardare il livello della spesa sanitaria assicurandone una crescita superiore a quella dell’aggregato di spesa netta”. La spesa primaria netta è il nuovo parametro chiave della Debt sustainability analysis (Dsa), ossia il criterio di riferimento attraverso cui, nel Patto di stabilità riformato, la Commissione Ue valuta le politiche di bilancio degli Stati membri e, nel caso dell’Italia, i percorsi di rientro del deficit e del debito. La spesa netta dovrebbe crescere con un ritmo medio annuo non superiore all’1,5% fino al 2031, quindi il governo assicura di imprimere in qualche modo una dinamica più vivace di questa soglia alla spesa per il Ssn.

Vedremo se sarà così. E lo capiremo già a partire dalla prossima legge di Bilancio. Il ministro della Salute Orazio Schillaci sta tirando per la giacchetta il titolare dell’Economia e ieri a La Stampa assicurava che per il sistema salute si troveranno più soldi del miliardo circa di cui si parla. Di certo c’è che il governo conferma nel Psb “l’obiettivo di sostenere la spesa” per “la qualità del sistema sanitario”. L’esecutivo, naturalmente, conta di far leva sul Pnrr per potenziare il Ssn. Il Recovery plan, dice il Psb, è atteso impattare sul sistema sanitario per il 6% in termini di valore aggiunto (in aggregato con l’assistenza sociale). Il documento sottolinea: “Considerando i miglioramenti resi possibili dal Pnrr, si ritiene utile perseguire il potenziamento di alcune delle misure per il sistema sanitario nazionale che si sono rivelate maggiormente efficaci”.

In dettaglio, si citano “l’efficientamento delle reti di medicina generale, delle reti di prossimità, delle strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale (Case della Comunità, le Centrali Operative e degli Ospedali della Comunità), nonché della digitalizzazione dei Dipartimenti di emergenza e accettazione di I e II livello oltre che all’ammodernamento delle grandi apparecchiature sanitarie”. Quindi risulta essenziale “l’estensione degli investimenti sulla ricerca e per la formazione e lo sviluppo delle competenze tecniche, professionali digitali e manageriali del personale del sistema sanitario”. In particolare, la digitalizzazione del sistema salute è ritenuta una “delle priorità strategiche del Pnrr” secondo il Piano strutturale di bilancio.

Poi, però, non mancano l’apertura ai privati e il riferimento alle assunzioni di personale. Il governo spiega: “Inoltre, per permettere un maggiore efficientamento della sanità italiana, il governo si impegna ad attuare: il potenziamento degli strumenti di monitoraggio della spesa, utilizzati dal tavolo di verifica degli adempimenti, attraverso l’implementazione di nuovi indicatori sintetici di efficienza e di adeguatezza dei livelli di servizio; lo sviluppo e riordino degli strumenti per la sanità integrativa, l’assistenza e la non autosufficienza, come il miglioramento della vigilanza dei fondi sanitari e le misure per l’assistenza a lungo termine, definita su tutta la durata della vita degli iscritti; la programmazione delle assunzioni di personale sanitario, favorendo le specializzazioni nelle quali, allo stato, si registrano carenze; il potenziamento dell’assistenza territoriale e edilizia sanitaria (ricorrendo anche a strumenti finanziari e al partenariato pubblico-privato)”.

Il documento prende quindi atto delle sperequazioni territoriali in termini di servizi e prestazioni. E chiarisce: “Nell’ambito del riparto delle risorse per il Servizio sanitario nazionale, occorre valutare interventi di potenziamento delle aree meno sviluppate, tramite il supporto delle best practice regionali (trasferimento delle conoscenze e delle tecnologie, sviluppo di competenze, apprendimento dai punti di forza di altre parti del Ssn che performano meglio per agevolare la riduzione dei bassi standard), al fine di superare i divari territoriali, implementando appieno anche le riforme previste dal Pnrr”. E aggiunge: “In continuità con la normativa vigente, saranno individuati meccanismi per aggiornare i Livelli essenziali di assistenza al fine di garantire ai cittadini una offerta di prestazioni sempre più ampia e corrispondente alle reali richieste di salute. Nel contempo, si sosterrà l’innovazione e la sostenibilità attraverso oculati processi di disinvestimento da pratiche obsolete o addirittura dannose (cd. de-listing)”.

Infine, “per migliorare il benessere dei cittadini e ridurre le spese”, Palazzo Chigi “intende iniziare una serie di progetti innovati per incentivare stili di vita sani, sia mediante programmi di informazione sul territorio nazionale relativi ai rischi legati alla sicurezza alimentare e nutrizionale, che la riorganizzazione dei servizi di dietetica e nutrizione clinica, con sviluppo dei percorsi finalizzati alla prevenzione nutrizionale, allo screening del rischio e valutazione dello stato nutrizionale”. Mentre, secondo il Psb, “un secondo ambito di grande importanza è disincentivare l’abuso di antibiotici per contrastare l’antibiotico resistenza. Infine, è rilevante istituire strumenti di controllo per diminuire l’impatto ambientale derivante dall’uso di fitosanitari e al contempo assicurare la tutela dei consumatori”.

Insomma, un ‘vaste programme’ che intanto deve fare i conti con la realtà dei numeri scritti nero su bianco, al di là della retorica usata nei mesi scorsi dalla premier Giorgia Meloni per difendere le scelte dell’esecutivo in termini di politiche sanitarie. Secondo le tabelle del Psb la spesa sul sistema salute a legislazione vigente sale sì in termini assoluti dai 131,1 miliardi del 2023 ai 147,5 miliardi del 2027, ma in rapporto al Pil si resta sostanzialmente inchiodati al 6,2%, molto lontani dalle medie Ocse e dai principali Paesi Ue. In conclusione, da segnalare che tra i ddl collegati alla manovra è presente una “delega in materia di riordino delle professioni sanitarie e degli enti vigilati dal ministero della Salute”.

 

Il Piano strutturale di bilancio



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