Prevenzione, 1 italiano su 5 non sa che gli screening sono gratuiti. Soprattutto al Sud
Stati generali al via a Napoli. Schillaci: "Su 16 milioni di persone invitate nel 2023 meno della metà ha eseguto i test". L'obiettivo del ministro: "Passare dal 5% all'8% di spesa del Fsn". Opposizioni all'attacco. Sereni (Pd): "Solo vuote promesse". M5s diserta l'iniziativa: "Passerella elettorale"

Prevenzione: questa sconosciuta. Putroppo. A dirlo sono i numeri che parlano ancora di bassa adesione agli screening, ma anche di scarsa conoscenza persino della gratuità di alcuni esami. Tutto questo condito con il solito immancabile divario Nord - Sud. A ricordare le cifre è stato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella prima giornata a Napoli degli Stati generali dedicati proprio alla prevenzione.
Schillaci oltre a ribadire che "la salute è l’unico diritto che la nostra Costituzione definisce fondamentale e l’Italia vanta un sistema sanitario tra i più solidi e solidali del mondo", ha insistito sulla necessità di un cambio di paradigma, di fronte a una popolazione che si fa sempre più anziana: "Non possiamo pensare, dunque, che il nostro servizio sanitario nazionale possa continuare a essere sostenibile, in futuro, se non si riduce il carico di malattie e di disabilità con una decisa spinta alla prevenzione".
PASSARE DAL 5% ALL'8% DEL FSN DESTINATO ALLA PREVENZIONE
Di qui l’annuncio: "Dobbiamo investire di più. Oggi solo il 5% del fondo sanitario nazionale è destinato alle attività di prevenzione. Vogliamo aumentare questa percentuale, passare dall'attuale 5% all’8%. E in questa direzione va anche il lavoro che stiamo portando avanti con il Mef, grazie alle nuove regole di bilancio europee, affinché la spesa per la prevenzione sia considerata a tutti gli effetti un investimento".
Di cultura della prevenzione come "patrimonio di tutti" ha parlato in un videomessaggio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, definendola "il miglior farmaco per vivere meglio e più a lungo". "Il nostro obiettivo è quello di passare da un sistema sanitario reattivo, che interviene solo dopo l'insorgere della malattia, a un modello proattivo, capace di anticipare e contenere i rischi prima che diventino emergenze. Ecco perché – ha sottolineato - siamo convinti che i programmi screening debbano essere sempre piu' diffusi e radicati su tutto il territorio nazionale".
UN ITALIANO SU CINQUE NON SA CHE GLI SCREENING SONO GRATUITI
Ma veniamo ai dati. Tanto per cominciare da una sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli per il Ministero è merso che un italiano su cinque, soprattutto al Sud, non sa che gli screening sono gratuiti.
"Tra chi ha ricevuto l’invito, una quota importante di persone ha deciso di non fare il test: circa una su cinque - ha evidenziato Schillaci -. E sceglie di non farlo soprattutto perché non ha avuto tempo o ritiene di stare bene e, in assenza di disturbi, preferisce non sottoporsi allo screening. In tanti, indicano esplicitamente un po' di pigrizia". Secondo il ministro, "è qui che dobbiamo moltiplicare gli sforzi e aumentare la consapevolezza nei cittadini che bisogna prendersi cura di sé anche quando si è in salute".
PROGRAMMI DI SCREENING NON SFRUTTATI A PIENO
"È bene ricordare - ha detto - che il nostro servizio sanitario offre opportunità di prevenzione non sempre sfruttate a pieno. Penso alle malattie oncologiche. Il 40% dei tumori si può prevenire agendo sui fattori di rischio e aderendo ai programmi gratuiti di screening del servizio sanitario pubblico".
GLI INVITI ALLA POPOLAZIONE E IL DIVARIO NORD-SUD
"I dati dell’Osservatorio nazionale sugli screening dicono che è migliorata l’attività di invito alla popolazione target per tutti i programmi – con incrementi anche al Sud - con quasi 16 milioni di persone invitate nel 2023. Tuttavia, poco meno della metà ha eseguito un test". Schillaci, quindi, ha fatto l’esempio dello screening per la cervice uterina: l’adesione al 41%, con valori più bassi al Sud e Isole (31%) rispetto al Nord (52%) e al Centro (38%). Per lo screening mammografico, ha aderito all’invito il 55% delle donne con un differenziale di 15 punti percentuali tra l’area del Nord e quella del Sud. Per lo screening colorettale si registra purtroppo un’adesione solo intorno al 34%. Anche in questo caso maggiore al nord, intermedia al Centro e inferiore nel Sud e Isole (20%). "Eppure, è un test non invasivo che può intercettare possibili patologie oncologiche come il tumore al colonretto che purtroppo negli ultimi anni ha visto aumentare le diagnosi nelle fasce di età più giovani". Sul nodo del divario geografico si è soffermata anche la premier spiegando che la scelta di oganizzare a Napoli gli Stati generali della prevenzione non è stata casuale: "Rientra in una strategia più ampia che il governo porta avanti per colmare i divari tra territori e rendere il sistema sanitario nazionale più moderno ed efficiente". "Rientrano in questa strategia – ha poi aggiunto - le tante azioni che il governo ha messo in campo in questi due anni e mezzo, penso alla scelta di destinare alla sanità stanziamenti record, che porteranno il fondo sanitario nazionale a 141 miliardi di euro nel 2027".
LE RACCOMANDAZIONI EUROPEE
"In linea con le raccomandazioni europee – ha fatto presente Schillaci - stiamo lavorando per ampliare i programmi di screening, penso al cancro del polmone. Su questo, è già attiva la Rete italiana per lo screening polmonare che abbiamo rifinanziato anche con la legge di bilancio 2025 per il proseguimento del programma che finora ha consentito di effettuare quasi 10mila esami con tomografia computerizzata. E stiamo pensando anche allo screening per il cancro della prostata".
FARE DI PIÙ SU STILI DI VITA
Per il minisitro la priorità rimane coinvolgere i cittadini, accrescere la consapevolezza dell’importanza della prevenzione. Ma anche degli stili di vita, altro tasto sul quale ha battuto, parlando di un fronte sul quale "si può e si deve fare di più".
I dati della sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità indicano che in Italia quattro adulti su dieci sono in sovrappeso o obesi. Alcune Regioni del Sud continuano a detenere il triste primato per quota più alta di persone in eccesso ponderale. "E c’è un problema di obesità infantile che non dobbiamo sottovalutare: il 19% dei bambini è in sovrappeso e gli obesi sono quasi il 10%. L’obesità - ha ricordato - porta con sé patologie croniche e il primo dovere, verso se stessi e verso la collettività, è quello di seguire un modello alimentare corretto così come dedicare tempo adeguato all’attività fisica. Gli italiani sono per lo più sedentari (24%) o parzialmente attivi (28%) con un gradiente geografico ancora una volta a sfavore delle Regioni meridionali".
"Ecco perché non dobbiamo allemtare la presa", ha detto evidenziando il ruolo della scuola ma anche dell’IA, tant’è che ha concluso: "Il nuovo Piano nazionale della prevenzione, che stiamo definendo e per il quale sarà prezioso il contributo delle Regioni, si arricchirà di nuovi strumenti legati agli investimenti, che abbiamo avviato in questi anni, per lo sviluppo della sanità digitale e dell’assistenza territoriale nonché sulla crescente ottica One Health".
PD ALL’ATTACCO: "PROMESSE VUOTE"
Solo parole, secondo Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria nazionale del Pd: "Ascoltiamo dal ministro Schillaci, per l'ennesima volta, belle parole e tante promesse. Ahime' vuote. Come si fa ad abbattere le liste d'attesa e a promuovere gli screening senza un euro di risorse aggiuntive? E come si fa ad eliminare finalmente il fenomeno dei gettonisti senza superare definitivamente il tetto di spesa per il personale, per il quale servono stipendi piu' alti e assunzioni a tempo indeterminato?", si è chiesta. Per poi rilanciare: "Potenziare la prevenzione e' un imperativo per tutelare al meglio la salute di ogni individuo e della collettività. Per questo proponiamo al governo di togliere le spese per la prevenzione dalla voce spesa corrente e spostarla al capitolo investimenti. Un passo avanti da compiere subito, portandolo anche all'attenzione della Ue".
M5S SI CHIAMA FUORI: "SOLO PASSERELLE ELETTORALI"
Duro anche il M5s che si chiama fuori dagli Stati generali con un secco:"Non partecipiamo a passerelle elettorali". "Quanto è emerso dall’inchiesta giornalistica di Piazzapulita in merito agli Stati generali della prevenzione di Napoli è estremamente grave - hanno puntato l'indice i parlamentari pentastellati nelle commissioni Affari sociali di Camera e Senato -. Un evento di importanza strategica per il Paese e per la salute dei cittadini è stato trasformato in una passerella elettorale, con tanto di hotel di lusso e cene di gala, che sembrano quasi l’apertura della prossima campagna elettorale in vista delle elezioni regionali. Il tutto al modico costo di un milione di euro di fondi destinati al Pnrr e adesso dirottati su altro da quello stesso governo che non ha mai messo un euro in prevenzione, dimostrando che per questa destra il tornaconto politico viene prima della salute dei cittadini".
Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram