Liste d'attesa, Schillaci: "Abbiamo i dati. In caso di criticità da settembre interveniamo noi"
Proprio in merito ai poteri sostitutivi, il ministro ribadisce: "Non vogliamo dare pagelle sulle Regioni, ma aiutarle". Sulla carenza di infermieri: "Non si può non guardare all'estero. Come soluzione per il futuro però vanno pagati di più"

Dopo aver annunciato la piena operatività della piattaforma Agenas sulle liste d’attesa, adesso il ministro della Salute Orazio Schillaci è convinto di riuscire a portare a casa dei miglioramenti sui tempi di visite ed esami. In una intervista al Messaggero, infatti, ha evidenziato: "Finalmente abbiamo una piattaforma trasparente con i dati sulle attese forniti dalle Regioni. Rispecchiano puntualmente la situazione Asl per Asl, prestazione per prestazione. Partendo dai dati oggettivi, si può agire. Vero, ci sono ancora dei casi di grande difficoltà con ritardi inaccettabili nell'erogazione di alcune prestazioni essenziali. Ma con i dati alla mano che fino ad oggi non c’erano, possiamo migliorare e credo che quindi siamo sulla strada giusta. Il quadro è a macchia di leopardo, ma in alcune Regioni si notano già dei miglioramenti per l'introduzione della legge". Schillaci ha parlato anche dei poteri sostitutivi, frutto dell'accordo cui si è giunti con le Regioni dopo mesi di tira e molla: "Ora abbiamo uno strumento efficace per intervenire, abbiamo i dati. Da settembre potremo agire, quando sarà necessario, con i poteri sostitutivi per affrontare le criticità. Non vogliamo fare delle pagelle sulle Regioni, ma aiutarle a risolvere i problemi".
Certo, sulle liste d’attesa pesa l’incognita personale, medico e infermieristico. A tal proposito il ministro ha sottolineato: "Sul fronte medico dobbiamo rendere più attrattiva la professione. Dobbiamo puntare su capitale umano". Mentre per reperire gli infermieri che mancano all’appello, Schillaci ha ribadito: "Mancano in Italia, ma mi creda, mancano in tutta Europa. Mancano in altre nazioni come gli Stati Uniti o il Giappone. Non si può non guardare all'estero, in alcuni Paesi in cui c'è disponibilità, per reclutare infermieri. Insieme a questo però bisogna rivalutare anche la professionalità dei tanti infermieri italiani. E rendere più attrattivo il corso di laurea in scienze infermieristiche. Di certo, per fare partire la medicina territoriale e dunque le Case di comunità, dovremo arruolare anche infermieri dall'estero. Alcune Regioni si sono già mosse in questo senso anche se dobbiamo sempre valutare di trovare infermieri da Paesi in cui il percorso formativo di un infermiere sia simile a quello in Italia. Tenendo anche conto del problema della lingua. Come soluzione per il futuro però dobbiamo pagare di più gli infermieri per convincere i giovani a scegliere questa professione".
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