24 Marzo 2021

Vaccini, disastro Regioni. E Draghi sferza: “Trascurano i loro anziani”

Di NS
Numeri bassi e priorità sballate: governatori sotto accusa. Il premier in aula: “Si privilegiano gruppi in base a qualche loro forza contrattuale”

di U.S.V.

“I fatti hanno la testa dura”, diceva Lenin. E benché qualche presidente di Regione preferisca far finta di nulla, sulla campagna vaccinale i fatti, ossia i dati, parlano chiarissimo. In Italia si va a un ritmo che a stento raggiunge le 200mila somministrazioni al giorno: meno di un quarto del Regno Unito che è un Paese equiparabile al nostro in termini di dimensione demografica. Il sistema regionale, con qualche lodevole eccezione, fa acqua da tutte le parti e a colpire non è solo il ritmo lento con cui si procede, ma anche le forti divergenze circa i criteri di priorità adottati sui vari territori.

Condotte che risultano “molto difficili da accettare” anche per il presidente del Consiglio Mario Draghi, durissimo stamattina in Senato per l’informativa sul Consiglio europeo del 25-26 marzo, soprattutto in relazione alle immunizzazioni degli over 80: “Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale”.

Troppe Regioni, insomma, vanno piano e soprattutto fanno di testa loro rispetto alle platee da privilegiare nella campagna vaccinale. Capita così che la percentuale di ultraottantenni con almeno una dose di siero sia pari ad appena la metà del totale, mentre meno del 20% ha fatto anche il richiamo. Inoltre, la scelta di riservare AstraZeneca ai più giovani e a determinate categorie professionali ha generato delle evidenti distorsioni: per esempio, abbiamo molti più 20enni che 70enni vaccinati. Oppure 40enni e 50enni professionisti di determinate categorie, non necessariamente in primissima linea, che vantano una prima dose alla faccia di anziani, disabili o caregiver.

Il premier richiama tutti a quel coordinamento che ancora non si vede e al rispetto di determinati parametri di priorità che il Governo può imporre a pieno titolo costituzionale. Il monitoraggio latita, anche Agenas è finita sotto accusa, mentre rispetto al tema delle piattaforme informatiche di prenotazione e gestione delle convocazioni, non c’è solo il disastro Lombardia: ancora poche Regioni, infatti, hanno aderito al sistema Poste e le uniche che fanno bene in proprio sono Lazio, Veneto ed Emilia Romagna.

In ogni caso, la soglia di 500mila vaccini al giorno rimane l’obiettivo chiave da raggiungere, ribadito anche oggi da Draghi in Aula e dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, in una intervista al Corriere della Sera. Entro fine mese dovrebbero arrivare altri 4,5 milioni di dosi e lo stesso Curcio mette sul tavolo la carta di 200mila volontari del sistema di Protezione civile per rafforzare le task force in sostegno delle Regioni. Pure l’Esercito farà sempre più la sua parte e accorrerà in soccorso dei territori più in difficoltà, contribuendo a creare nuovi centri vaccinali.  

Nel frattempo, resta il ritardo di 1,7 milioni di dosi consegnate rispetto alle previsioni, ma si conta di recuperare il tempo perduto. Ieri è arrivato in Italia un milione di vaccini Pfizer, oltre a 333mila di Moderna e 279mila di Astrazeneca. Il rischio, però, rimane quello di un flusso d’acqua che trova un collo stretto di bottiglia. Le Regioni, va detto, hanno intanto alzato la quota media delle fiale somministrate rispetto a quelle disponibili, ormai vicina all’85%. Tuttavia, rimane il vulnus AstraZeneca che nel primo trimestre ha consegnato ai Paesi Ue appena un terzo delle dosi pattuite.

Nel Lazio, infine, da venerdì si vaccinerà fino a mezzanotte: lo ha annunciato oggi il presidente della Regione, Nicola Zingaretti. Si tratta di un'altra best practice che speriamo venga presto imitata, magari allungando ulteriormente gli orari notturni.

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